François Baucher

(1796-1873)

 Figlio di un mercante di vini e di una popolana, François Baucher nasce a Versailles il 16 giugno 1796, in anni molto difficili per la Francia. Per procurare un mestiere al figlio e assecondarne la passione, Pierre Baucher decise di mandare Francois  a Milano presso uno zio direttore  delle scuderie del Principe di Sulmona, Camillo Borghese, marito separato di Paolina Bonaparte.

Qui il giovane, appena quattordicenne, imparò i primi rudimenti di equitazione, il lavoro di scuderia e le tecniche degli attacchi. Ebbe la fortuna di conoscere Federigo Mazzuchelli, di seguirne le lezioni e di leggere la sua opera “Elementi di Cavallerizza” che gli servì come base per la sua futura attività equestre.

Nel 1814 la caduta dell’impero napoleonico obbligò i francesi a lasciare Milano; Baucher ritornò a Parigi dove il prestigio del fratello del cavaliere Jean François d’Abzac, il Visconte Pierre Marie d’Abzac, che insegnò l’equitazione a tre diversi re, Luigi XVI, Luigi XVIII e Carlo X, esercita su di lui un vero fascino. Lo trova "piqueur" alle stalle del duca di Berry quindi successivamente a Le Havre, poi a Rouen e a Parigi, come maestro e proprietario dei maneggi. Qui a Parigi Baucher trovò anch’egli  lavoro come “piqueur” del Duca Berri e qui sposò sposò Elisabeth Haret dalla quale ebbe il figlio Henri.

Presto lasciò questo lavoro per effettuare un giro di visite di istruzione nei più importanti maneggi del tempo, quindi si stabilì a Le Havre dove trovò lavoro come “ecuyer”.  Alla fine del 1834 Baucher tornò a Parigi e si associò a Jules Charles Pellier, direttore del maneggio di Rue St-Martin. In questo maneggio Baucher fece le sue prime esperienze nell’addestramento di “Partisan” e “Capitain”, i due cavalli che più di altri lo renderanno famoso e stese con il contributo di Pellier il testo “Dialogo sull’Equitazione” che rifletteva le teorie di Mazzucchelli sulla conquista delle forze istintive del cavallo tramite il controllo della parte superiore del collo.

È montando un cavallo pesante “Bienfaisant”, che ebbe l’intuizione “di opporre una tensione di redine uguale alla forza che opponeva a lui l’animale ”  fino ad attendere che il collo abbiano ceduto. Dall’esperienza nel maneggio di Rue St-Martin comincia la rivalità, già anticipata con il suo singolare anatema “la riunione non è stata mai compresa prima di me", con  l'altro grande maestro che operava non lontano da lì, nel maneggio di rue Duphot, il Visconte Antoine Cartier d’Aure.

Per comprendere meglio la storica diatriba tra le due vedette del tempo, Baucher e d’Aure, è necessario delineare un breve ritratto anche di quest’ultimo. Antoine d’Aure si era formato leggendo il libro equestre di riferimento che era a quei tempi quello di Mountfaucon de Rogles, che si ispirava ai vecchi Maestri a partire da François Robichon de La Guérinière. Ma già allora d’Aure, allievo dei fratelli d’Abzac, concepiva un tipo di equitazione diversa e del tutto nuova rispetto a quel testo. Antoine d’Aure continuò a seguire la vecchia scuola per quello che riguardava l’addestramento di base del cavallo, ma, lasciandogli intatte la spontaneità e la naturalezza delle andature, privilegiò la velocità , in una parola, voleva che il “suo cavallo” fosse performante. Il superamento delle asperità del terreno e il salto degli ostacoli presero un posto importante nella sua equitazione. Introdusse la caccia e le corse a cavallo mettendole in completo accordo con l’equitazione praticata nella sua epoca. Per d’Aure, il lavoro di maneggio cessa di essere uno scopo fine a se stesso e diventa un mezzo per raffinare l’addestramento dei suoi cavalli che erano : cavalli da maneggio d’inverno, da passeggiata d’estate e da caccia in autunno. Alla stessa maniera, riteneva che “l’addestratore dovesse saper tirar fuori il meglio da ogni cavallo, ma limitatamente alle sue esigenze e alle possibiltà  di ciascun soggetto”. La svolta che d’Aure impresse all’equitazione, può essere paragonata alla semplificazione apportata da Henri de La Tour  d’Auvergne  nell’equitazione militare nel secolo precedente. Il suo modo di andare a cavallo, così elegante ed ardito, la sua sicurezza e il suo mirabile assetto lo facevano,  nell’equitazione di campagna, un cavaliere incomparabile. Era senz’altro un brillante cavaliere piuttosto che un fine accademico difatti non si trovava a suo agio nel maneggio, dove il suo impatto con lo spettatore era meno seducente.

Tornando a Baucher, c’è da dire che il suo fu davvero un addestramento rivoluzionario, avendo come base le teorie di Mazzucchelli, da lui perfezionate. Baucher notò infatti che la completa sottomissione del cavallo si ottiene a partire dalla morbidezza e flessibilità della sua testa-incollatura: il lavoro di codesta parte e delle sue flessioni influisce sui movimenti e  sulla elasticità  delle altre parti del corpo.

Baucher si trovò ben presto a dimostrare  i suoi addestramenti all’interno del circo equestre, il famoso circo di Laurent Franconi. Franconi era un parigino di origine italiana che era stato allievo di Mazzucchelli e con  lui l’alta scuola entrò nella pista del circo.  Franconi rimase stupito dalle capacità di Baucher e senza alcuna invidia lo aiutò ad avere successo.

Venne costruito un grande circo in muratura che poteva ospitare seimila posti. Il circo per oltre cinquanta anni entrò nella vita parigina elegante ed il cavallo aveva un ruolo essenziale negli spettacoli. In questo periodo Baucher fu felice, avendo l’opportunità di presentare i suoi cavalli eccezionalmente addestrati e montati con altrettanta eccezionale precisione  pubblicò i suoi metodi nel libro “Manuale d’Equitazione” . Il suo primo metodo era dunque: di mettere il cavaliere in posizione per impedire tutte le manovre false al cavallo e dargli il controllo totale delle forze naturali del cavallo, praticando flessioni, esercizi di ginnastica, per ammorbidire la mandibola, il collo e smobilitare le articolazioni. Compaiono ora gli effetti d’insieme consistenti in azioni simultanee delle mani e delle gambe, la cui utilità sarà poi da lui stesso riconsiderata  valida, nel periodo della seconda maniera, esclusivamente come azione di mezza fermata.

Intanto le ostilità tra i due maestri Baucher e d’Aure culminarono nell’ « affaire Géricault » ben descritto nei minimi particolari nelle pagine del Generale Albert  Decarpentry. Gericault era un purosangue di tre anni molto ombroso di proprietà di Lord Seimour che disarcionava tutti i cavalieri che provavano a montarlo. Lord Seimour annunciò che avrebbe regalato il cavallo a chi fosse riuscito a fare il giro del bosco di “Boulogne” senza essere disarcionato. Dopo che un allievo di d’Aure aveva fallito dopo 200 metri, fu un allievo di Baucher che raccolse la sfida riuscendo a guadagnare la scommessa  e riportando il cavallo al maneggio di Baucher. Ma poco più di un mese dopo, in seguito ad un addestramento condotto nel più grande segreto, organizzato in diverse sedute quotidiane, presto al mattino e tardi alla sera, fu lo stesso maestro Baucher a presentare Géricault in una ripresa classica e a trionfare dinanzi al pubblico di Parigi, in particolare dinanzi al Duca di Orlèans che diventerà successivamente  il suo protettore. Il Visconte d’Aure commentò indispettito “è stato un massacro” e più tardi la sua rivalsa  fu di diventare nel 1847 “écuyer en chef “ del maneggio di Saumur, carica mai ricoperta ma tanto desiderata da Baucher.

Nonostante la notorietà nel mondo civile a Baucher però mancava l’apprezzamento del mondo militare. Finalmente il Generale Oudinot si interessò con entusiasmo al metodo di Baucher e inviò ventisei ufficiali di cavalleria a seguire per conto del Ministero il corso di Baucher nel 1842. I movimenti di alta scuola furono la base dei corsi di equitazione tenuti da Baucher per gli ufficiali. Nel gennaio 1843 finamente Baucher realizzò il suo sogno: insegnare a Saumur al corso per capitani istruttori. Purtroppo la fortuna arrise poco all’inventore del nuovo metodo. Il 13 luglio 1842, sbalzato da una carrozza il Duca d’Orleans perdeva la vita e il suo incarico fu assunto dal fratello Duca di Neumurs ex allievo dell’altra vedette equestre del tempo, il Visconte d’Aure, antibaucherista estremo e che male aveva sopportato che il suo successo fosse oscurato dal plebeo Baucher. La posizione sociale e le sue origini portarono ben presto il Visconte d’Aure al posto di Baucher che, scoraggiato e amareggiato si dedicò solo all’attività del circo e all’insegnamento.

Baucher era essenzialmente un uomo di cavalli, nel senso più puro del termine: non si arricchì mai, anzi morì solo e in miseria. Le serate quando non erano dedicate allo spettacolo, erano consacrate allo studio e alle riflessioni sul suo metodo.

Purtroppo in seguito ad un grave incidente mentre addestrava una giovane cavalla ebbe gravi fratture in varie parti del corpo che gli impedirono di montare a cavallo. Il pesante lucernario del circo cadde al centro della pista mentre Baucher stava mettendo il piede nella staffa per montare e rimase schiacciato. Per mesi affrontò coraggiosamente l’immobilità e con la forza di volontà riuscì a rimontare a cavallo, senza però più ripresentarsi in pubblico.

Nel libro “Metodo d’Equitazione basato su nuovi principi” che ebbe grande successo  per la novità del introdotte, elaborò la seconda maniera del suo metodo caratterizzata  dalla ricerca della leggerezza. Nel suo secondo metodo, “le forze istintive” non saranno più distrutte ma “ridotte” o anche “armonizzate”. È in quest’epoca che nasce la sua formula “mano senza gambe, gambe senza mani”. Introdusse la nozione di cessione e di messa in mano del cavallo con una imboccatura semplice, il filetto baucher.

A 60 anni Baucher fisicamente molto malato per vivere dava lezione a pochi eletti e addestrava cavalli per il circo. Dopo pochi anni non riuscì più a montare e iniziò a perdere la vista. Visse gli ultimi anni in miseria con vicino i pochi allievi fedeli tra i quali vi era il Barone Faverot de Kerbrech e il Generale Alexis-Francois l’Hotte, colui che riuscì ad appianare il terreno di scontro tra i due metodi; quello tutto personale ed assolutamente innovatore di Baucher e quello tradizionale del Visconte d’Aure.  L’Hotte, infatti,  razionalizzò i sistemi dell’equitare e dell’addestrare; a lui si deve la miglior sintesi di come si vuole avere il cavallo per mezzo dell’addestramento: calmo, in avanti, diritto.

La notte tra il 13 e il 14 maggio 1873, dopo una breve agonia,  si spegneva il più grande virtuoso e talento della storia dell’equitazione, colui che perseguì per tutta la sua vita uno stesso obiettivo: “Il possesso completo delle forze del cavallo, di modo che il cavaliere potesse disporne a piacimento e giocare in un certo qual modo con esse”, l’incompreso François Baucher.

 

I  Cavalli  di  François Baucher

BIENFAISANT  - BLOC   -  BURIDAN  -  CAPITAINE  -  GÉRICAULT  -  KLÉBER  -  NEPTUNE  -  PARTISAN   -  PICARDE  -  SHANDOR  -  STADES  -  TURBAN  -  ROBERT DE NORMANDIE   -  MAYFLY  -  PASSETEMPS   -  BOUFFE  .

 

 

Bibliografia di François Baucher

1833 : Dictionnaire d’Équitation

1833 : Manuale d'Equitazione

1837 : Le résumé complet des principes de la nouvelle méthode

1840 : Les passe-temps équestres

1841 : Dialogue sur l’équitation

1842 : Méthode d’équitation basée sur de nouveaux principes

 

 

I suoi allievi…

  Generale L’Hotte – Louis Rul – François Caron – Capitano Charles Raabe – Faverot de Kerbech.

…e i suoi epigoni.

Generale Albert Decarpentry  -  James Fillis  -  Dom Diogo de Bragance  -  Étienne Beudant - René Bacharach  - Jean Charles Dubois (Boisgilbert)  -  Georges Bouhet  - Martial Bironneau - Nuno Oliveira  -  Jean  Licart  - D. Diogo de Bragança  – Jean-Claude Racinet  -  Philippe Karl  -  Gerard Bekrich  -  Antonio Ambrosanio   - Carlo Boccucci.

 

 

I successi di François Baucher raccontati dalle riviste francesi dell’epoca

PDF  :  L’Argus 23 gennaio 1845

PDF  :  L’Argus 8 maggio 1845

 

 

Aforismi, aneddoti e citazioni di François Baucher

Cit. F. Baucher : «Toujours ça . Jamais ça .» : ”Sempre così [pressione delle dita], mai così [mai tirare in bocca indietreggiando le braccia].”

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Cit. F. Baucher : «Il cavallo ha la percezione come la sensazione, la comparazione e i ricordi . Ha dunque il giudizio e la memoria. Egli ha dunque l’ intelligenza.»

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Secondo Baucher il segreto dell’equilibrio si trova nell’utilizzo di : «Mani senza gambe, gambe senza mani.»

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Baucher rispondeva così alle accuse dei suoi detrattori : «La verità ha i suoi nemici, la menzogna i suoi sostenitori.»

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Cit. F. Baucher :  «La natura ha le sue leggi, i principi le loro regole, e l’uomo i suoi pregiudizi. »

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Cit. F. Baucher : «So che non sarò mai compreso completamente da chi non avrà  già conoscenze preliminari sull’equitazione.»

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 Cit. Generale Albert Decarpentry : “Se la base della  equitazione  del primo Baucher  era da lui stesso così definita:  «annichilire ogni volontà presso il cavallo e rimpiazzarla con quella del cavaliere», pretendendo così di distruggere le “forze istintive” del cavallo e di agire solo sulle “forze trasmesse”,  il secondo  Baucher non distruggeva nè trasmetteva le forze: egli le dirigeva. Si impadroniva delle forze attraverso gli esercizi di flessione e un educazione ben compresa; e in seguito, impedendo al cavallo di utilizzarle a suo piacimento, egli lo dominava (…).”

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Il Generale Albert Decarpentry così descrive il cavaliere Baucher : “(…) La sua posizione in sella lasciava frequentemente a desiderare. Negligeva se stesso durante il lavoro, completamente assorbito dall’osservazione del suo cavallo (…), ma i suoi occhi si animavano prontamente nella conversazione, soprattutto nel fuoco dell’insegnamento, che l’appassionava (…). Da un punto di vista morale, era la perfetta rettitudine di Baucher che formava il tratto principale del suo carattere (…), che si accompagnava perfettamente a una rudezza sgradevole (…).  Baucher era di una sensibilità e di una suscettibilità quasi morbose (…), l’ammirazione dei profani lo infastidiva, ma i complimenti di un competente gli erano sempre graditi.”

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A chi lo accusava di saper  montare i cavalli solo nei 15 minuti della stretta pista di un Circo e di non approcciarsi  alle difficoltà dell’equitazione di campagna, Baucher rispondeva : «Qui peut le plus, peut le moins» : “Se si è in grado di fare le cose più difficili, si è in grado di eseguire senza problemi anche le più semplici.”

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Disse, ridicolarizzando la routine e i pregiudizi dei suoi predecessori nell’arte equestre e finendo per indispettire il Visconte d’Aure e il suo entourage : «La riunione  non è mai stata capita né definita prima di me».

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Cit. Generale l’Hotte : “La  discussione tra Baucher e d’Aure apporterà vantaggi all’equitazione francese, poiché nonostante la loro divergenza e completamente alla loro insaputa, essi hanno principi aventi tra loro molti punti in comune, poiché hanno in comune qualità simili: assetto irremovibile, potenza delle gambe, leggerezza della mano, tatto equestre e attitudine a montare e ad ammansire i cavalli più difficili”.

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Cit. Generale l’Hotte : «Ovunque, sia nell’equitazione di campagna come nell’alta scuola, il successo arriderà a colui che applicherà meglio, riguardo al cavallo, le massime di Baucher,  l’artista inimitabile che ha meravigliato i suoi contemporanei».

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Cit. Generale l’Hotte : «Quando Baucher venne a Saumur per illustrare il suo metodo, il capitano Brifaut, istruttore insieme al comandante Rousselet, aveva nelle scuderie un cavallo chiamato Roulston, molto restio ai cambiamenti di piede e al rallentamento del galoppo. Brifaut, assai scettico sul “metodo Baucher”, disse che si sarebbe ricreduto se Baucher avesse rallentato il galoppo di Roulston e fosse riuscito a fargli eseguire dei cambi di piede con facilita’. Il cavallo fu montato da Henri ,  figlio di Baucher, dopo qualche lezione, le problematicità di Roulston erano diminuite, ma Brifaut continuò imperterrito ad insegnare e a montare alla sua maniera. Ammesso che avesse voluto cambiare…lo abrebbe potuto fare ?  Le abitudini ,  specialmente in Equitazione , sono molto difficili da sradicare.»

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Disse nel 1873 al generale l’Hotte che lo assisteva sul letto di morte : «Praticherete in futuro il mio metodo, al quale vi ho solo iniziato? Sono felice di avervelo trasmesso. Il filetto, vedete, presenta tante risorse ! Utilizzatelo in futuro, vedrete che è pieno di buone cose. Che la resistenza sia in cima, in fondo, a destra, a sinistra, ovunque il filetto è lo strumento per predominarla.»

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Chiese  a Baucher uno dei suoi allievi : «Si dice che per essere un istruttore perfetto  bisognerebbe mettere insieme l’assetto di d’Aure,  le gambe di Laurent Franconi e la sua mano.  Direi piuttosto soggiunse il maestro la scienza di Baucher, assetto, gambe e mani di chiunque.»

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Cit. Generale Albert Decarpentry : “L’infinita varietà dei mezzi che Baucher ha scoperto e impiegato, gli hanno permesso di dire a giusto titolo : «In equitazione ho provato tutto !».  E  infatti non si è inventato nulla di notevole dopo di lui.”

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Il Generale Albert Decarpentry sottolinea in maniera arguta che :  “(…) A partire da Senofonte, i procedimenti di addestramento,  scoperti empiricamente e perfezionati durante una sperimentazione più che millenaria, sono stati più o meno gli stessi, pur adattandosi alle esigenze particolari dell’impiego del cavallo da sella nelle differenti epoche. Un insieme coerente di ricette di un’efficacia  riconosciuta, piuttosto che un metodo propriamente detto. Gli antichi maestri non si erano preoccupati di elaborare  una teoria. In un’arte esclusivamente di esecuzione, il come dell’applicazione pratica li aveva preoccupati più che il suo perché. A Baucher va riconosciuta l’originalità di un sistema metodico, strettamente coordinato,  nel quale gli effetti dei procedimenti da lui inventati, sono giustificati teoricamente, ed espressi in un corpo unico fatto di principi e dottrina.”

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 A degli ufficiali tedeschi che gli dicevano “Noi vogliamo che i nostri cavalli siano  avanti alla mano”,  Baucher rispondeva:  «Io voglio che i miei siano tutti dietro la mano e davanti alle gambe.»

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Cit. Generale Albert Decarpentry : “Il  carattere ombroso e inquieto di Baucher prendeva il sopravvento quando lo si felicitava per i successi riportati, e così rispondeva amaramente: «E’ vero, io vivo con i saltimbanchi, e mi esibisco per dieci soldi (…), ma anche Shakespeare e Molière non avevano avuto paura di interpretare di persona le proprie opere.»

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Il generale Albert Decarpentry racconta con dovizia di particolari la presentazione dell’indomabile Géricault dopo solo sei settimane di addestramento presso il maestro François Baucher : “(…) Quella indimenticabile serata, il Visconte d’Aure  attingeva più del solito tabacco dalla sua tabacchiera, mentre la  corte dei fedelissimi di Baucher si accalcava all’entrata degli artisti e il palco degli Orléans, dove la Duchessa era seduta insieme ai suoi due figli, fu raggiunto dal Duca che, arrestando con un gesto i segni di rispetto degli  astanti, provocò l’oscuramento del viso del Visconte d’Aure. Infine Baucher fece il suo ingresso, in un silenzio assoluto. La sua tenuta sembrava fraintendere quella dello stato maggiore della Guardia Nazionale, così cara ai parigini, alla quale aveva aggiunto una sciabola di cavalleria. Géricault si avvicinò con un passo un po’ precipitato, ma diritto e fermo, fino al centro della pista dove Baucher lo mantenne immobile, mentre con la sua feluca a piume di gallo, salutava gli astanti con un gesto circolare, fermo a lungo davanti al palco degli Orléans. Allora scoppiò una tempesta di applausi, mentre l’orchestra avviava una marcia militare. Géricault prese saggiamente la pista, dimostrando più sorpresa che paura, e senza manifestare alcun tentativo di resistenza. Baucher gli fece eseguire un lavoro semplice, ma perfettamente corretto e visibilmente ispirato ai regolamenti militari. Poco per volta, rilasciava la potente stretta che gli aveva all’inizio assicurato  il dominio del cavallo. Géricault distese le sue andature, voltava, appoggiava, senza inquietarsi del pubblico, né della musica, né del ticchettio della sciabola sullo sperone. Fermate brevi e partenza istantanee rompevano e ristabilivano, giro dopo giro, la ripresa di un galoppo all’inizio fluido, poi poco a poco cadenzato per l’esecuzione delle piroette, e finalmente anche allungato, quel tanto che le dimensioni della pista lo permettevano. Due cambiamenti di mano con cambiamenti di piede, eseguiti a tutta velocità, terminavano il lavoro. Su un’ultima tagliata, all’entrata degli artisti, Géricault si fermò come un lampo al centro della pista, e questa volta Baucher salutò con tutta quella sicurezza che gli mancava così sovente. Un’ovazione delirante accompagnò la sua uscita, eseguita in un indietreggiare a passi misurati, di ampiezza maestosa. Quando Baucher ricomparve a piedi, assai impacciato dalla sua sciabola, l’orchestra attaccò la Parisienne, un po’ dimenticata dal 1830, ma che marcava così bene il senso che il  pubblico aveva dato al successo della nuova scuola. Con essa trionfavano  liberali e  romantici e Baucher raggiungeva i suoi scopi”.

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Così Baucher descrisse l’Effetto d’Insieme :  “(…) Ripeteremo ancora che, per riuscire in breve tempo a cambiare vantaggiosamente la posizione e i movimenti del cavallo, è neccessario produrre una forza che va dall’indietro all’avanti mediante le gambe e dal basso all’alto con la mano. Dunque qualunque sia la posizione precedente del cavallo, per produrre una sapiente e perfetta elevazione, si cercherà di ottenere prima l’abbassamento del collo. Terminerò questo capitolo con alcune riflessioni sulla pretesa differenza di sensibilità nelle bocche dei cavalli e sul genere di morso che è opportuno adottare (….). Per effetti d’insieme si deve intendere una forza continua e giustamente opposta ed equilibrata fra la mano e le gambe. Debbono aver per scopo di ristabilire, nella posizione di equilibrio, tutte le parti che se ne scostano onde impedire al cavallo di portarsi in avanti senza che rinculi e viceversa. Serviranno infine ad opporsi al movimento da destra a sinistra o da sinistra verso destra. Ed è pure mediante tale mezzo che si perverrà a ripartire in modo uguale il peso della massa sui quattro arti e infine che si produrà l’immobilità momentanea. L’effetto d’insieme deve precedere a seguire ogni esercizio, entro i limiti di gradualità assegnati. E’ essenziale nell’impiego degli aiuti durante codesto lavoro,  far sempre precedere l’azione delle gambe onde impedire al cavallo di sedersi perche troverebbe in tale movimento dei punti d’appoggio atti ad accrescere le sue resistenze. Cosicchè ogni cenno di mobilità delle estremità provvenienti dal cavallo, in qualsiasi movimento , dovrà poter essere anullato mediante un effetto d’insieme. Infine , ogni volta che le forze divergeranno, il cavaliere troverà un potente ed infallibile mezzo correttivo grazie all’utilizzazione degli “effetti d’insieme”. E’ col disporre tutte le diverse parti del cavallo nel piu preciso e giusto ordine, che si può trasmettere facilmente l’impulso neccessario ai movimenti regolari delle estremità; ed è soltanto allora che si potrà pure indirizzarsi alla sua facoltà di comprensione mentre sarà in grado di intendere ciò che esigiamo da lui; verranno poi le carezze della mano e della voce quali effetti morali; tuttavia si debbono impartire solo dopo le eque esigenze della mano e delle gambe del cavaliere (…).”

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Cit. N. Oliveira: “Con l’effetto d’insieme il piaffer non è più un segreto per nessuno.”

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Così Baucher descrisse la posizione del cavaliere : “(…) Il cavaliere distenderà il busto quanto più gli è possibile, in modo che ogni parte superiore si trovi opportunamente posta su quella immediatamente inferiore , e ciò al fine di aumentare la potenza del peso delle natiche sopra la sella; le braccia cadranno senza sforzo ai lati; le cosce e le gambe dovranno trovare, tramite la loro faccia interna, il maggior numero possibile di punti di contatto con la sella e con i fianchi del cavallo; i piedi seguiranno naturalmente il movimento delle gambe “.

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Così Baucher descrisse il Tatto equestre : “Sentir son cheval, c’est se rendre raison, avec l’assiette, de tous ses mouvements , et savoir en profiter pour obtenir ce qu’on exige de lui. Ce sentiment constitue le véritable homme de cheval. ”. (Trad. it.):  ”Sentire il proprio cavallo, significa rendersi conto dei suoi movimenti mediante l’assetto e saperne approfittare per ottenere ciò che gli viene richiesto. Questa sensibilità caratterizza il vero uomo di cavalli.”

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“Dedico questa pagina come modesto tributo al maestro dei maestri François Baucher !”

©  Article by Carlo BOCCUCCI