Facciamo il punto

(30 anni dopo)

All'alba di un lungo trentennio passato a coltivare la forte passione per i cavalli, che in me ha trovato espressione in uno studio metodico sull'arte dell'equitazione, ho personalmente maturato una nuova idea riguardo tutto ciò che concerne il mondo di questi affascinanti animali, che hanno avuto un ruolo tanto importante nella storia dell'uomo, oltre che nella mia vita.

Dalla preistoria, quando allo stato selvaggio venivano catturati dall'uomo per cibarsi della loro carne, fino a quando il cavallo dimostrò una certa propensione all’addomesticamento, seppur coercitivo, da parte dell’uomo. Iniziò così un rapporto che dura da oltre 6.000 anni, durante i quali questi versatili quadrupedi sono stati utilizzati non solo come fonte di cibo, ma hanno anche e soprattutto affiancato l’uomo nelle guerre, nel lavoro e negli spostamenti.

Oggi la loro utilità è prettamente ludica, in quanto utili al divertimento umano, che ne trae giovamento dal loro impiego in ambito sportivo. Tante le discipline sportive conosciute, che nascono dalla volontà di ricordare e conservare antichi usi, costumi e tradizioni equestri, suddivise per tipi di monta: la buttera, la sarda, la camarguese, la vaquera, la cosacca, l'americana, l'inglese e chi più ne ha più ne metta.

Ma insieme all'aspetto folkloristico in sé e per sé, spesso con esse vengono tramandate anche quelle cattive maniere, abusi e vere e proprie violenze, che le maestranze del passato perpetravano sui loro cavalli, poiché a digiuno di quelle tecniche fondative di una vera equitazione basata sullo studio psico-etologico-comportamentale e, soprattutto, dei più basilari rudimenti di biomeccanica, cinematica e fisio-anatomia del cavallo, che rappresentano l'unico ponte verso una vera e propria cultura scientifica dell'equitazione.

Eh sì, perché solo nei tempi moderni, l'equitazione, quella degna di essere chiamata così, assurge finalmente al rango di una scienza, in quanto arte di elevare il rapporto uomo-cavallo in una dimensione di pari dignità, preservando il più possibile l'aspetto psicofisico del nobile animale, ma, soprattutto, sostituendo alle richieste  sottomissive, quelle esclusivamente collaborative frutto della conquista della sua volontà.

 

Io stesso, nel lungo percorso formativo, ho sperimentato di tutto in equitazione, traendo spunto dalle varie culture equestri e finendo con l'appropriarmi magistralmente di ogni tecnica, dalla più severa alla più empatica. Ma alla fine, dopo aver cernito il meglio derivante dai risultati migliori, sono approdato a un sistema scientifico di equitazione meno invasiva nei confronti del cavallo, in cui lo stesso, come risultato finale, non darà mai nessun cenno di rancore alcuno.

Tuttavia, la stragrande maggioranza di cavalieri è ancora restia ad evolversi in questa direzione, restando fermamente fedele al rapporto di sottomissione del proprio cavallo per poter "esibire" le loro abilità personali, bramosi di battere record individuali.

Si vedono ancora troppo spesso cavalli strapazzati in pirotecniche gimkane, in estenuanti salti ad ostacoli, in frenetiche corse di velocità, su strade e in piste, sia al trotto che al galoppo, ecc...e, parliamoci chiaro, tutto questo minestrone, di certo non è equitazione.

Ora la domanda che mi pongo è: il gusto di quell'insano esibizionismo che dovrebbe condurre a un divertimento personale, vale i maltrattamenti che questo nobile animale dovrà subire?

Ebbene, il cavallo nasce libero e dopo millenni di asservimento all'uomo la sua indole propende sempre e solo per la libertà.

 

Difatti, reputo che ogni pressione psicologica venga da esso inteso come  un atto di prevaricazione; persino il semplice avvicinarsi o anche una carezza, potrà essere inteso solo come una privazione della propria libertà. Ecco perché, tanto per capirci, un cavallo, anche dopo decine di anni di affiatamento con il suo cavaliere,  messo in condizione di poter scegliere tra la libertà intravista da una prateria immensa o la convivenza col suo compagno di avventura, sceglierà sempre e solo la fuga verso la libertà.

Il branco, l'habitat naturale, la socialità con i suoi consimili, insomma il ritorno alla natura, sarà sempre il suo massimo anelito.

 

L'uomo è solo un incidente di percorso occorsogli durante la sua evoluzione.

 

Prima o poi dovrà finire questa schiavitù. Ci penserà l'uomo stesso, quello del futuro, quello evoluto da "homo sapiens" a "homo conscius", maturo di una coscienza radicalmente animalista, a ripristinare il rapporto tra essere umano ed essere animale, basato sul rispetto esistenziale reciproco.

Prevedo che spariranno gli ippodromi e i maneggi, luoghi di maltrattamenti e lager di innocenti vite animali e l'uomo non avrà mai più contatto con i cavalli, bensì, potrà ammirarlo in diretta TV da immagini satellitari, ripreso nel suo ambiente naturale, di ritorno al suo originario stato brado.

Oltretutto, quando arriverà quest'uomo nuovo, nel mondo sarà vietata la caccia a ogni essere vivente del regno animale e sarà anche vietato ogni tipo di allevamento di animali finalizzato all'approvvigionamento di carne, in quanto i nutrienti saranno ricavati dalla coltivazione di nuovi vegetali a base proteica.

Tornando a noi, non rinnego il mio passato di addestratore di cavalli, impegnato per lo più nel recupero di soggetti estremamente stressati, né sono pentito di esserlo tutt'ora, poiché è stato grazie a quel percorso esperienziale che oggi giungo al capolinea di conclusioni pro-animaliste.

Abbandonare tutto o lasciare ora, sarebbe un segno di  sconfitta, anzi, mai come oggi sento il dovere morale di intervenire a tutela di questi splendidi animali.

Ma cosa potrei fare per loro? Beh, è chiaro, nell'attesa di quell'uomo nuovo, dovrò tentare di convertire aspiranti cavalieri e vecchi marpioni cavallari, verso una nuova prospettiva di equitazione.

Ecco stravolta la mia missione, non più finalizzata a un mero uso commerciale della mia maestria, ma volta a orientare le coscienze verso una visione più consapevole del cavallo e, contestualmente, avvicinare le persone che vogliono sentirsi cavalieri, verso quella equitazione più alta definita di scuola, in cui il cavallo se la gioca più alla pari con l'uomo, fino a trovare un compromesso più equilibrato nel rispetto delle reciproche personalità.

 

Provateci anche voi !

© Article by Carlo Boccucci - 10/07/2022

 

 

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