L'angolo poetico

Quando vedo un cavallo, il pensiero mi rimanda ad una ancestrale idea di universalità, come se questa fiera creatura fosse un dono per tutta l’umanità piovuto dal cielo; proveniente da una nebulosa aliena  o forse da lontane dimore astrali, talmente esso sembra unico e misterioso. Ma quando mi avvicino e catturo la sua attenzione, quel  severo sguardo raffredda il mio impulso, ammonendo ogni mia spregiudicata intenzione che possa offenderne l'aurea sacralità.  E' solo un momento, un attimo prontamente superato da una empatica promessa di fiducia reciproca che, finalmente, permetterà di avvicinarmi ad esso il più vicino possibile. Ma ora è più forte di me, dovrò tradire la solennità di quel giuramento, la tentazione è irresistibile, dovrò assolutamente carezzare, col palmo della mia mano, il candore di quel manto vellutato per violarne ogni soprannaturale spiritualità. Ingratamente, infine, giungerò persino a "impossessarmi" della sua dignitosa "libertà". 

Cercando di raccogliere queste emozioni e impugnando un'umile penna, scrivo su un foglio bianco: 

Julak

Gorgogliar di scalpitii rocciosi,

audacemente, 

tessevan crini di stelle

tra setosi pulviscoli

di intermittenti luci.

Tuonanti richiami d’echi vibranti, 

maestosamente, 

redarguivano con occhi magmatici

l’esile apparenza umana.

Pietose membra, 

gelosamente, 

ponevan l’ombra tersa

tra il sole e la natura,

fin che la caudina mano

miseramente ti incontrò.

 “A  Julak e a tutti i cavalli del mondo.”

 

Altre poesie 

le troverai nel libro:


 

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©  Article by Carlo BOCCUCCI

 

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